La città ha cambiato la montagna
Nel secondo dopoguerra del Novecento, con l’affermazione del turismo di massa e dello sci di pista, un modello suadente, edonistico e smaccatamente cittadino si è posato sulla tradizione contadina costruita sul risparmio e la sobrietà. Era povera e resistente, ma non abbastanza. Sembrava imbattibile, ma è stata travolta in pochi decenni di sviluppo forsennato. Sedotta, rivoltata e rimpianta.
Nelle valli che hanno accolto lo sci e le stazioni della neve, la città si è mangiata quasi tutto il resto. Ha cambiato la montagna con tre parole che non esistevano nel vocabolario alpino: velocità, motorizzazione, cemento. In altri termini: sci, automobili e condomini.
Enrico Camanni
(da “Alpi ribelli” Edizioni Laterza)