Gli ometti di pietra
Siamo passati di qui. Passa anche tu di qui.
Gli ometti segnano il percorso che è meglio seguire, in presenza o in assenza di neve, per giungere alla meta. Sono mute testimonianze delle persone che salgono le montagne e vogliono lasciare un segno, un sasso, del loro passaggio, che sia utile a chi, nel tempo, seguirà i loro passi. Testimonianze di una umanità che cerca in qualche modo la dolce solitudine della natura e, allo stesso tempo, teme la solitudine.
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Il Serruchón
“Il Serruchón, da cui prende il nome l’arrondimiento come del più cospicuo de’ suoi rilievi, è una lunga erta montana tutta triangoli e punte, quasi la groppa-minaccia del dinosauro: di levatura pressoché orizzontale salvo il giù e su feroce di quelle cuspidi e relative bocchette, portelli del vento. Parete altissima e grigia incombe improvvisa sull’idillio, con cupi strapiombi: e canaloni, fra le torri, dove si rintanano fredde ombre nell’alba, e vi persistono, coi loro geli, per tutto il primo giro del mattino. Dietro nere cime il sole improvvisamente risfolgora: i suoi raggi si frangono sulla scheggiatura del crinale e se ne diffondono al di qua, verso il Prado, scesi a dorare le brume della terra, di cui emergono colline, tra i vasti laghi. Qualcosa di simile, per il nome e più per l’aspetto, al manzoniano Resegone.”
Carlo Emilio Gadda “La cognizione del dolore” Einaudi
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Natura senza frontiere
Se frequentare un ambiente naturale è per tutti un’esperienza vitalizzante, per le persone disabili lo è ancora di più.
E’ un mezzo di estrema efficacia per superare certe limitazioni imposte dalla condizioni psicofisiche, per conquistare autostima, per nuove relazioni di collaborazione che favoriscono l’inclusione.
Col termine, ormai acquisito, di montagnaterapia si definisce la riconosciuta utilità di varie attività in natura in termini terapeutici, di riabilitazione, di dinamiche relazionali, di capacità di gestione dei movimenti e delle emozioni.
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