Antonia, sui monti come un irto fiore
(…)
Anima, sii come la montagna:
che quando tutta la valle
è un grande lago di viola
e i tocchi delle campane vi affiorano
come bianche ninfee di suono,
lei sola, in alto, si tende
ad un muto colloquio col sole.
(…)
Da “Esempi” Antonia Pozzi, Pasturo 10 aprile 1931
Impossibile non innamorarsi di Antonia, della sincerità e della profondità del suo animo; e anche del libro che racconta la vita della giovane poetessa, alpinista, fotografa, che Marco Dalla Torre (e in buona compagnia) considera “una delle voci poetiche piu`intense del Novecento”.
“L’Antonia” il nuovo libro di Paolo Cognetti (Ponte alle Grazie, 2021, in collaborazione con il CAI) guida i lettori in un itinerario che alterna poesie e lettere, pagine di diario e fotografie attraverso le quali Antonia Pozzi si racconta, senza mai trattenere amore, gioie e lacrime, e senza nascondere i contrasti con una realtà, un ambiente e avvenimenti che le rendevano “contorto il cuore”.
Una biografia anomala e affascinante: si sviluppa come un racconto, un dialogo. Cognetti è come un conduttore televisivo che tra testi e immagini, con commenti misurati e partecipi, accompagna alla conoscenza segreta della giovane donna. Alla fine del percorso di conoscenza si sviluppa nell’autore e nei lettori una profonda empatia con l’Antonia. Nasce, e di pagina in pagina aumenta, ci pervade, il desiderio di salvarla.
Impossibile non immaginarsi, ancora oggi, come avremmo potuto sottrarla alla lenta, disperante, incomprensibile, inarrestabile discesa che a 26 anni la portò alla morte.
Antonia Pozzi rivela, nel libro di Cognetti, di pagina in pagina, la ricchezza della sua sensibilità, il suo amore per la natura e per le montagne: le Grigne, che vedeva dalla finestra della sua camera a Pasturo, e anche le Dolomiti del Brenta, le Pale di San Martino, il Cervino, il Monte Rosa. Rivela la passione per le escursioni alpine, le arrampicate, con guide e maestri d’alpinismo come Oliviero Gasperi, Joseph Pellissier, Emilio Comici.
L’amore è il filo rosso che ci accompagna lungo le pagine del libro. Antonia Pozzi lo esprime per tutto quanto è vitale, per quello che può essere catturato dallo sguardo e trasportato nella propria interiorità. Amore anche per uomini, che pero`avevano ogni volta differenti origini, pensieri, ambizioni, sensibilità, obiettivi di vita.
Non si vorrebbe quasi arrivare alla conclusione del libro, proprio perché la si intuisce irrimediabile. Si giunge invece al “favoloso silenzio”, al verso con cui termina la sua ultima poesia; dedicata a Emilio Comici, ma forse rivolta a un altro amore che si chiudeva.
E si arriva al dicembre 1938: la campagna intorno all’Abbazia di Chiaravalle, qualche biglietto d’addio e troppi barbiturici.
Eppure rimane forte il desiderio, impossibile, di salvare l’Antonia.
Ci riesce questo libro. Ne rende incancellabile la memoria.
GZ