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Milano in vetta

Sulle Alpi con Leonardo

Proviamo a immaginarlo a Milano, sulla cima del Duomo in costruzione oppure su un torrione del Castello Sforzesco. Una giornata limpida, che permette di osservare gran parte dell’arco alpino. In mano un foglio dove disegna il panorama delle cime con estrema precisione: dal Pizzo Stella al Tre Signori. Al centro le Grigne e, in un angolo del foglio, il Pizzo Arera. Eccolo poi volgere lo sguardo verso ovest per essere catturato dall’imponenza del Monte Rosa, anzi, il Monboso, com’era chiamato un tempo. Ma il suo sguardo è diverso da quello di tutti i suoi contemporanei. E’ quello di chi sa vedere oltre l’apparenza. Di chi va oltre. Di secoli.

 

Ora un libro ci restituisce un Leonardo da Vinci differente da quello che centinaia di volumi hanno fino ad ora descritto. Ne emerge uno studioso della Natura per cui le montagne rappresentano un elemento di grande rilievo. L’autore del libro proposto dalla SEM, Angelo Recalcati, ha selezionato dai Codici leonardeschi dei testi che fino ad ora non erano stati considerati con l’attenzione che meritano. Solo nell’Ottocento, quando lo studio dei suoi manoscritti era ancora agli inizi, vennero fatte osservazioni sul rapporto di Leonardo col mondo alpestre. Ora, con la sapienza di affiancare allo studio dei manoscritti una vasta conoscenza diretta, alpinistica, delle regioni alpine, Recalcati compone il quadro di chi, nella storia dell’alpinismo, può essere considerato un vero precursore.

 

Leonardo è stato il primo a percorrere, a esplorare il mondo alpino con un approccio moderno, indagatore, scientifico. Il primo anche a saper evocare in molti suoi quadri e disegni la ruvida bellezza delle rocce. Spirito indagatore. Catturava l’essenza delle pareti montane prima di ritrarle o, talvolta, trasfigurarle. Si allontanava da Milano per salire, a cavallo e poi a dorso di mulo e a piedi, verso le cime alpine. Salire, verso una vetta o entro se stessi, non era per lui un fine, come lo era stato oltre un secolo prima per Francesco Petrarca o Bonifacio Rotario d’Asti. Era invece il mezzo necessario per avvicinarsi alla verità delle montagne.

 

Leggendo “Sulle Alpi con Leonardo” si intuisce come Leonardo sapesse conciliare le richieste di Ludovico il Moro con l’esplorazione di un mondo fino ad allora sconosciuto. Non solo cercava le potenzialità dei territori in termini di valorizzazione economica e canalizzazione delle acque. Andava oltre, guidato da insaziabile curiosità. Risaliva la Val Meria fino alle pareti delle Grigne, ammirava le cascate di Valchiavenna, Valtellina e Valsassina, risaliva i fiumi fino alle sorgenti. Probabilmente si fermava solo davanti alle nevi perenni, o agli impressionanti ghiacciai che scendono dal Monte Rosa.

 

Un Leonardo, quindi, che può sorprendere, proprio perché inaugurava l’esplorazione delle terre alte quasi tre secoli prima che le Alpi divenissero, oggetto di un simile spirito scientifico, per uscire dalle nebbie del mito ed entrare nel mondo della conoscenza.

Gabriele Zerbi, febbraio 2020

 

 

Pubblicato il 16/06/2020


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