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Milano in vetta

Un mondo dalle dimensioni inconsuete

Quelle ore di fatica ci allontanavano gradualmente dal mondo normale della pianura e della città. Lasciavi la fonte Cerreto tra le querce; poco dopo gli alberi si trasformavano in arbusti, poi sparivano del tutto, mentre la salita si faceva più ripida. Le ossa di pietra della montagna sbucavano dal manto misero e giallastro d’erbe secche. Ti sentivi lentamente accolto in un mondo dalle dimensioni inconsuete ed affascinanti. Le ore? Non contavano più nulla. Questi erano posti da secoli! L’orizzonte si allargava piano piano. In un certo senso, salendo “creavi il mondo”- mentre adesso te lo trovi confezionato come un prodotto industriale, uscendo dalla funivia sul terrazzo dell’albergo.

Fosco Maraini - Quando salendo creavi il mondo

(da “Racconti di montagna” Einaudi)

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Elsa Stella ci rimaneva male quando sentiva i milanesi chiamare Montagnetta quel rilievo che il marito, l’architetto Piero Bottoni, le aveva dedicato chiamandolo Monte Stella.

Ma i milanesi, si sa, sono piuttosto pragmatici, realisti, e il nome di Monte non lo consideravano adatto a quei 50 risicati metri di altezza. E il poetico nome di Stella non si adattava proprio al particolare materiale da cui nasceva il rilievo: le macerie degli edifici abbattuti a Milano dai bombardamenti angloamericani durante la seconda guerra mondiale.