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Milano in vetta

Ventoso il monte e l’animo

Tra le domande che molti appassionati di montagna si pongono, ricorre spesso quella sulla nascita dell’alpinismo. Chi è stata la prima persona che ha deciso di raggiungere una vetta? Di sfidare l’ignoto? Di guardare il mondo circostante da un più elevato punto di vista? E perché l’ha fatto? Che cosa ha ottenuto, o maturato, o raccontato, o nascosto, o imparato, o tramandato, da quella scelta individuale? Oppure c’è stata, in un tempo a noi ignoto, un’impresa collettiva? E perché non ce ne è arrivata traccia?

Tra queste, e tra tante altre domande che si accavallano, rimane da individuare il rapporto tra il fare e il dire, tra l’esperienza effettuata e la tradizione orale, o gli scritti, per tramandarla; sempre che l’esperienza sia stata considerata degna di essere raccontata.

Ci conforta allora sapere che a inaugurare (o quasi) la narrazione di una esperienza alpinistica portata a termine, sia stato uno dei maggiori scrittori della letteratura europea: Francesco Petrarca.

In attesa che qualche persona voglia approfondire l’argomento, come benvenuto sviluppo (o critica) di questo scritto, ecco il racconto dell’esperienza di Petrarca, che prende spunto proprio da una sua lettera.

SOLO PER VEDERE

Da tempo volevo vedere e fotografare il Monte Disgrazia di lato, dal versante Ovest, quello da cui appare come una lama sottile, un po’ come il Cervino. Precisamente da quando – anni fa – avevo acquistato un quadro di Giorgio Albertini che lo ritraeva da quella angolatura.

 

L'INARRESTABILE AGONIA DEL VECCHIO MORTERATSCH

Se non ci sarà un’inversione di tendenza gli esperti prevedono che nel 2050 il ghiacciaio di Morteratsch, nei Grigioni, avrà lasciato il fondovalle e fisserà la residenza alle quote più elevate. Chi come il sottoscritto nel 2050 vagherà nei sentieri del cielo non può che affrettarsi a congedarsi da questo gigantesco cristallo che ancora risplende sotto il sole di agosto accogliendo i turisti che salgono dalla stazioncina del trenino rosso del Bernina.

ARARAT: ALPINISTI O TURISTI?

“Lo vedrete quando sarete al passo”. E’ quanto capisco da qualche parola in inglese di un ragazzo tra le macerie abbandonate di Caldiran, a un anno dal devastante terremoto che aveva colpito la provincia di Van.

Ma, arrivati al passo, vedo solo una pianura immersa in una strana nebbia. E’ poi nebbia? O solo polvere sollevata dal vento che proviene dall’Iran e invade lo sterminato altopiano?

La guida turca in auto con noi alza il braccio in direzione del nord:  “Non lo vedi perché guardi in basso. Guarda in alto, sì, in alto. Vedi quel triangolo bianco che emerge dalla nebbia? 

VITA DA AMM - L'ESPLORAZIONE

L'andare alla ricerca di nuovi posti fa intimamente parte della professione dell'accompagnatore. Io lo faccio durante la settimana e tra una risata e l'altra, vorrei tentare di farti capire il "lato oscuro" di questo lavoro (oscuro, perché non lo vede nessuno).
Buona lettura...

UN ROMANO SI AGGIRA IN LOMBARDIA

Era luglio e mi ero appena licenziato. Avevo a disposizione un'unica, striminzita. misera settimana di ferie, diventava fondamentale giocarsela bene.

Da anni ormai tutte le mie vacanze le trascorrevo sulle Dolomiti, le avevo girate un po' tutte, val di Fassa, val Gardena, il Cadore, le Pale di San Martino, cercavo qualcosa di nuovo. Così iniziai a sfogliare riviste e libri di montagna, erano anni in cui internet ancora non esisteva, e frugando, leggendo e sognando arrivai in... Lombardia. 

Come tanti romani non immaginavo nemmeno che in Lombardia ci fossero montagne, tutto quello che sapevo della regione era che ci giocavano Rivera e Mazzola, e poi, ovviamente, la nebbia e le zanzare.

L'ARIA SOTTILE DEL TETTO D'AFRICA

Dicembre 1985, Ginevra: il telefono squilla in ufficio, alla sera tardi: "Salut Philippo, allora sei deciso? hai preparato il materiale? noi siamo pronti, e non vediamo l'ora di partire".
OK, è andata, decisione presa. Qualche telefonata, e fissiamo il volo, per il 26 dicembre, destinazione Kilimanjaro, o "Kili" come dicono i miei compagni d'avventura svizzeri e francesi, o "Kibo" come dicono quelli che sono già esperti.
A chi non è venuto in mente, almeno una volta, di salire il tetto d'Africa, dominare il più vecchio continente del mondo da 5895 m, lasciare già nella pianura la savana, gli elefanti e i leoni, e guardare dall'alto tutta questa natura incredibile?

CASTORE: STORIA DI UN RACCONTO NON SCRITTO

Quando arrivi alla stazione c'è sempre un treno che non ha binario, ed è sempre il mio.
Guardo con sconcerto il tabellone delle partenze, dopo una mattinata affogata di corse, ed eccolo lì, bello rosso, in evidenza. Porta mezz'ora di ritardo. Il tempo di chiamare chi mi attende, e si è già trasformata in un'ora. Senza binario.